martedì, Dicembre 3, 2024
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Helicobacter pylori: rimedi naturali

La terapia d’elezione per l’infezione da H pylori prevede l’utilizzo degli antibiotici associati al gastroprotettore. La terapia eradicante ha un’elevato tasso di successo. Non sempre, però, essa funziona. Circa il 10-30% dei pazienti, infatti, non guarisce. Inoltre l’utilizzo massiccio di antibiotici può causare effetti collaterali, che spesso pregiudicano la compliance terapeutica del paziente. In questi casi l’utilizzo di alcuni rimedi naturali per l’Helicobacter pylori possono coadiuvare la terapia farmacologica o mitigarne gli effetti collaterali.

Helicobacter pylori e probiotici

Diversi studi condotti su animali mostrano come alcuni probiotici possano migliorare l’infezione da H pylori attraverso meccanismi distinti e sinergici. In particolare l’evidenza scientifica ha evidenziato che i probiotici possono[1]:

  • proteggere dallo sviluppo dell’infezione da H pylori;
  • inibire la proliferazione del batterio;
  • ridurre l’infiammazione gastrica;
  • aumentare l’efficacia della terapia di eradicazione dell’H pylori;
  • diminuire gli effetti collaterali della terapia eradicante.

I probiotici possono quindi prevenire, seppur limitatamente, il contagio da H pylori. In caso l’infezione sia stata contratta, essi aiutano invece nel mantenere bassa la carica batterica, limitando la replicazione di H pylori. Inoltre i probiotici agiscono sulle conseguenze dell’infezione. Il loro utilizzo, infatti, facilita la guarigione della gastrite e dell’ulcera. Infine diversi studi mostrano come la combinazione di probiotici e antibiotici migliori il successo della terapia eradicante, riducendone allo stesso tempo gli effetti collaterali intestinali, come la diarrea[2].

I probiotici, sebbene non permettano di eliminare l’Helicobacter pylori senza antibiotici, possono aumentare la capacità eradicante della terapia farmacologica e ne riducono gli effetti collaterali. Essi sono quindi un valido ed economico complemento alla terapia farmacologica, in grado di ridurne i suoi principali limiti: l’antibiotico-resistenza e la scarsa compliance dei pazienti a causa degli effetti collaterali.

Quali probiotici per l’Helicobacter pylori?

Molti studi hanno indagato l’effetto dei probiotici sull’Helicobacter pylori. Di seguito riporteremo quali ceppi batterici hanno mostrato un effetto anti-Helicobacter[3], distinguendoli in base al tipo di evidenze disponibili. In particolare distingueremo tra studi condotti in vitro, su animali e su umani. Gli studi condotti su umani sono i più affidabili. I risultati che emergono dagli studi in vitro possono infatti essere attenuati o smentiti dagli studi sugli animali che, a loro volta, possono non trovare riscontro sugli umani.

I probiotici che hanno dato prova di avere un effetto anti-H pylori su umani sono:

  • L. johnsonii La1;
  • L. gasseri OLL 2716;
  • L. Casei Shirota;
  • L. Brevis;
  • Bacillus Clausii;
  • Bifidobacteria;
  • Saccharomyces Boulardii;
  • L. reuteri ATCC 55730.

I probiotici che hanno dato prova di avere un effetto anti-H pylori su animali sono:

  • L. salivarius WB1004;
  • L. rhamnosus R0011;
  • Lactobacillus acidophilus R0052.

I probiotici che hanno dato prova di avere un effetto anti-H pylori in vitro sono:

  • L. acidophilus CRL 639;
  • L. reuteri;
  • L. salivarius;
  • Bacillus Subtilis;
  • Weissella confusa PL9001;
  • L. rhamnosus.

Broccoli e Helicobacter pylori

Nella medicina tradizionale i broccoli sono noti per le loro interessanti proprietà antitumorali, antivirali e antibatteriche. Diversi studi hanno quindi indagato il loro potenziale terapeutico contro l’infezione da H Pylori.

I primi studi, svolti in vitro, hanno avuto risultati promettenti. L’isotiocianato sulforafano, un composto abbondante nei germogli di broccoli, ha mostrato una spiccata capacità batteriostatica contro l’H pylori[4]. Il composto dei broccoli si è rivelato efficace su ben 48 diversi ceppi del batterio, tra i quali anche ceppi antibiotico-resistenti. Inoltre una breve esposizione all’isotiocianato ha eliminato l’H. pylori intraccellulare da una linea di cellule epiteliali umane. L’isotiocianato è stato anche efficace nell’eradicare il batterio in topi in cui era stato trapiantato tessuto infetto proveniente da umani.

Un ulteriore studio ha analizzato l’effetto dei germogli di broccoli in topi e volontari umani[5]. Nello studio sugli animali sono stati somministrati a topi infetti germogli di broccoli con un elevato livello di sale. È stato dimostrato, infatti, che una dieta ipersodica aumenta considerevolmente la gastrite indotta da H. pylori. I risutati dello studio hanno evidenziato che i germogli di broccoli:

  • inibiscono la colonizzazione batterica;
  • riducono l’infiammazione gastrica, inibendo fattori infiammatori strettamente connessi al cancro dello stomaco;
  • prevengono l’atrofia del corpo gastrico dovuta al consumo elevato di sale, evitando così la degenerazione della gastrite.

Nello studio sugli umani è stato chiesto a 48 volontari infetti di consumare germogli di broccoli (70g/die), ricchi in isotiocianato sulforafano, per 8 settimane. Il trattamento ha ridotto i livelli di ureasi misurati dal test del respiro dell’urea e degli antigeni di H pylori presenti nelle feci. Tuttavia, tutti i valori sono tornati ai livelli originali 2 mesi dopo l’interruzione del trattamento. Ciò evidenzia come l’uso dei germogli di broccoli riduca la colonizzazione da H. pylori, ma non sia sufficiente ad eradicarlo. In sintesi, i broccoli non sono un rimedio naturale per eliminare l’Helicobacter pylori senza antibiotici, ma offrono un utile complemento alla terapia eradicante e alla prevenzione delle conseguenze negative dell’infezione.

Broccoli e cottura

La disponibilità di sulforafano nei broccoli può essere compromessa dalla cottura. Alcuni enzimi necessari per la sua sintesi, infatti, sono inattivati dalle alte temperature. Tali enzimi, inoltre, sono rilasciati quando i broccoli sono “danneggiati”, attraverso la masticazione, il taglio o la frollatura.

Ciò suggerisce di consumare i broccoli a crudo, tagliandoli finemente o frullandoli e masticandoli a lungo. In alternativa è possibile cuocerli solo dopo averli tagliati o frullati. Il preliminare danneggiamento del broccolo, infatti, consente il rilascio degli enzimi mirosinasi, necessari per la sintesi del sulforafano. Quest’ultimo, una volta formatosi, resiste alle alte temperature, consentendo la cottura del broccolo. Tuttavia è da preferire la cottura al vapore o in umido, poiché la bollitura finirebbe con il disperdere i sulforafani nell’acqua di cottura.

Aloe e Helicobacter pylori

L’Aloe è un rimedio naturale noto per le sue proprietà depurative, riepitelizzanti e cicatrizzanti. Essa ha inoltre dimostrato di accelerare la guarigione dell’ulcera peptica. Per questa ragione è stato approfondito il suo possibile effetto anti-Helicobacter.

In uno studio in vitro, un gel estratto dalle foglie d’aloe ha inibito la proliferazione di ben 14 diversi ceppi batterici, tra i quali vi erano anche ceppi antibiotico-resistenti[6]. In un ulteriore studio l’aloe ha inoltre dimostrato di ridurre significativamente l’infiammazione gastrica, inibendo il fattore di necrosi tumorale α (TNF-α), implicato nello sviluppo del cancro gastrico e del colon[7]. Infine una ricerca ha evidenziato come alcuni polisaccaridi contenuti nell’aloe possano ridurre l’adesione dell’H pylori alle pareti gastriche, frenando così lo sviluppo dell’infezione[8].

Helicobacter pylori e vitamina D

La vitamina D è nota perché necessaria all’assimilazione e alla deposizione del calcio nelle ossa. Tuttavia sempre più ricerche mostrano la stretta relazione tra essa e il sistema immunitario. In particolare la vitamina D3 sembrerebbe avere un’efficace funzione antimicrobica contro la tubercolosi e altri batteri come l’Escherichia coli e la Pseudomonas aeruginosa[9]. Tali evidenze hanno quindi suggerito un possibile ruolo della vitamina D nell’infezione da Helicobacter pylori.

Uno studio condotto su 254 pazienti, over 65, positivi all’H pylori, ha infatti mostrato come un deficit dei livelli di vitamina D (< 20 ng/mL) si associ ad un maggior rischio di contrarre il batterio[10]. La carenza di vitamina D renderebbe quindi i soggetti più suscettibili all’infezione o, detto altrimenti, proteggerebbe dall’H pylori.

Un ulteriore studio condotto su 128 soggetti, di età compresa tra i 18 e i 60 anni, positivi all’H pylori, ha analizzato la relazione tra il livello di vitamina D e l’esito della terapia di eradicazione. In particolare i pazienti hanno seguito per 14 giorni la terapia con omeprazolo, amoxicillina e claritromicina. Al termine del trattamento il 72% dei pazienti era negativo all’H pylori, mentre il 28% risultava essere ancora positivo. I livelli di vitamina D sono risultati essere significativamente più alti nei pazienti guariti rispetto a quelli ancora infetti[11]. Ciò suggerisce come il livello di vitamina D influenzi la risposta alla terapia di eradicazione dell’H pylori.

Infine uno studio su topi infetti da H pylori ha evidenziato i meccanismi attraverso cui la vitamina D contrasterebbe l’infezione. In particolare la ricerca ha mostrato come la vitamina D aumenti l’espressione del suo recettore (VDR) e di un particolare peptide, detto CAMP. A quest’ultimo si deve l’azione inibitoria della vitamina D rispetto all’H pylori, mentre l’aumentata espressione del recettore VDR renderebbe meno suscettibili a contrarre il batterio[12].

Alla luce di tali evidenze, supportate da diversi altri studi, la vitamina D è un efficace rimedio naturale per l’Helicobacter pylori. Sebbene non consenta di eliminare l’H pylori senza antibiotici, la sua integrazione è raccomandabile, in caso di carenza, durante la terapia eradicante.

Berberina

La berberina è un alcaloide ricavato da diverse piante della famiglia delle Berberidaceae. È utilizzata nella medicina cinese come rimedio per la diarrea, ma ha anche mostrato una significativa capacità nel ridurre i livelli di colesterolo e glicemia. Alcuni studi hanno inoltre rivelato il suo potenziale terapeutico contro l’H pylori. In particolare l’aggiunta di berberina alla triplice terapia di eradicazione ha[13]:

  • migliorato il tasso di successo della terapia eradicante;
  • diminuito i sintomi gastrici;
  • accelerato la guargione dell’ulcera;
  • diminuito gli effetti collaterali della terapia.

Tali evidenze suggeriscono un possibile ruolo per la berberina nella cura dell’Helicobacter pylori.

Tè verde

Il tè verde è una bevanda nota per le sue proprietà antitumorali, antiossidanti, ipoglicemizzanti, diuretiche e ipolipemizzanti. Esso, inoltre, ha mostrato un interessante effetto anti-Helicobacter. In uno studio il tè verde ha inibito la replicazione del batterio in vitro. Esso ha inoltre confermato, seppur in misura minore, di inibire la proliferazione dell’H pylori e ridurre l’infiammazione gastrica in topi infetti. A tal riguardo è necessario osservare che i maggiori effetti del tè verde si sono avuti quando esso è stato somministrato prima che i topi fossero infettati[14]. Ciò suggerisce un suo possibile impiego in chiave di prevenzione.

L’effetto del tè verde sull’H pylori è dovuto alle catechine, i suoi principali composti antiossidanti. In particolare l’epigallocatechina ha mostrato il maggiore effetto anti-Helicobacter. Tuttavia la sua integrazione nella dieta di topi infetti (per 2 settimane) ha portato ad un basso tasso di eradicazione batterica (36%), riducendo però l’erosione e il sanguinamento della mucosa gastrica[15]. Ciò suggerisce come il tè verde sia un rimedio naturale più efficace nel prevenire le conseguenze dell’infezione da H pylori che nella sua eradicazione.

Propoli

La propoli è una miscela resinosa raccolta dalle api da varie fonte vegetali per rafforzare la stabilità strutturale dell’alveare. È considerata un antibiotico naturale. La sua composizione dipende dalla sua origine botanica, anche se in genere ha un elevato contenuto di composti fenolici, responsabili dei suoi effetti anti-Helicobacter. In uno studio, infatti, l’estratto di propoli al 30% ha mostrato in vitro un signifcativo effetto inibitorio sull’H pylori. Alcuni composti fenolici della propoli hanno inoltre mostrato di inibire un enzima (HpPDF), necessario alla sopravvivenza del batterio. Tuttavia in uno studio clinico, condotto su 18 pazienti positivi, la somministrazione di un estratto alcolico al 4% di propoli verde brasiliana non è riuscita a sopprimere il batterio[16].

L’evidenze disponibili sull’effetto anti-Helicobacter della propoli sono controverse. La sua capacità inibitoria deve essere ulteriormente approfondita. Tuttavia uno studio recente in vitro ne ha mostrato la capacità di prevenire il danno gastrico conseguente l’infezione[17]. La propoli potrebbe quindi essere un utile complemento per la cura naturale dell’Helicobacter Pylori.

Fungo Hericium erincaceus

L’Hericium erinaceus è un fungo commestibile utilizzato nella medicina tradizionale cinese per la cura delle malattie dell’apparato digerente. Negli ultimi anni esso ha anche mostrato un significativo effetto anti-Helicobacter.

In uno studio l’estratto di Hericium erinaceus ha mostrato in vitro di[18]:

  • inibire la crescita di 6 diversi ceppi di H pylori;
  • limitare l’adesione del batterio all’epitelio gastrico;
  • ridurre l’infiammazione da H pylori, inibendo il fattore infiammatorio interleuchina IL-8.

I risultati esibiti in vitro sono stati supportati anche da quelli in vivo, dove l’estratto del fungo, somministrato a topi positivi, ha ridotto la densità del batterio rispetto a quella rilevata negli animali di controllo.

Polisaccaridi

Una delle condizioni necessarie affinché si sviluppi l’infezione da Helicobacter pylori è l’adesione del batterio alle cellule dell’epitelio gastrico. In assenza di adesione, infatti, l’H pylori non può colonizzare le pareti dello stomaco. L’utilizzo di sostanze anti-adesive può quindi essere indicato per contrastare l’infezione. A tal proposito i polisaccaridi, polimeri organici appartenenti alla classe dei glucidi, hanno dimostrato di ridurre l’adesione dell’H pylori all’epitelio gastrico.

In uno studio il fucoidano, un polisaccaride estratto dalle alghe brune Cladosiphon okamuranus Tokida, ha inibito in vitro l’attaccamento del batterio al muco gastrico e ha migliorato la gastrite indotta da H pylori in topi infetti[19]. Un altro studio in vitro ha mostrato come i polisaccaridi derivati dalla spirulina e dalla clorella abbiano impedito al batterio di legarsi alla mucosa gastrica, senza danneggiare i batteri commensali. Inoltre i polisaccaridi della spirulina, somministrati 3 volte a settimana per 4 settimane, prima che i topi venissero infettati, hanno ridotto di più del 90% la densità dell’H pylori.

Altri polisaccaridi derivati dal tè verde e dalla liquirizia hanno mostrato di inibire l’adesione dell’H pylori al tessuto gastrico umano. Ciò evidenzia come alcuni degli effetti anti-Helicobacter del tè verde e della liquirizia siano attribuibili alla loro capacità di interferire con l’adesione del batterio alle pareti dello stomaco.

In sintesi, i polisaccaridi non inibiscono la proliferazione del batterio, ma ne riducono l’adesione all’epitelio dello stomaco. Ciò suggerisce come il loro utilizzo possa essere di grande utilità non solo per ridurre l’infezione, ma per prevenirne lo sviluppo o evitarne la ricomparsa dopo la terapia eradicante. I polisaccaridi sono quindi un valido rimedio naturale per l’Helicobacter pylori, che può coadiuvarne la terapia farmacologica.

Lattoferrina

La lattoferrina è una proteina globulare che, come suggerisce il suo stesso nome, è presente nel latte di tutti i mammiferi, compreso quello materno. È nota per le sue proprietà immunomodulanti, antibatteriche, antivirali e fungicide. Alcuni studi ne hanno evidenziato il suo possibile impiego contro l’Helicobacter pylori.

Una recente ricerca, infatti, ha mostrato come la lattoferrina bovina riduca del 50% la crescita di ceppi batterici resistenti alla concentrazione di 10mg/mL e abbia invece un effetto battericida pari al 50% alla concentrazione di 40mg/mL[20].

Nella stesso studio, la lattoferrina ha inoltre dimostrato su umani di migliorare il tasso di successo della terapia eradicante. I pazienti sono stati divisi in due gruppi. Il primo ha seguito una terapia a base di esomeprazolo, amoxicillina, levoflaxacina e lattoferrina bovina. Il secondo ha seguito invece lo stesso trattamento, senza però l’aggiunta della lattoferrina. Lo studio ha evidenziato che:

  • nel gruppo trattato con i soli farmaci il 25% dei pazienti non è riuscito ad eradicare l’H pylori (6 su 24 soggetti);
  • nel gruppo trattato con farmaci e lattoferrina solo il 3,7% dei pazienti non ha eradicato il batterio (2 su 53 soggetti).

La lattoferrina bovina è quindi un’efficace cura naturale per l’Helicobacter pylori che, sebbene non ne consenta l’eliminazione senza antibiotici, può aumentarne significativamente l’efficacia, anche contro i ceppi antibiotico-resistenti.

Colostro

Il colostro è il primo latte prodotto dalla madre nei giorni successivi al parto. È ricco di anticorpi, vitamine e fattori di crescita, necessari per le difese immunitarie e la crescita del neonato. Alcuni studi hanno valutato il potenziale terapeutico del colostro contro l’H pylori. È noto, infatti, come il latte materno abbia un ruolo protettivo contro l’infezione del batterio. Tale effetto è dovuto al contenuto di immunoglobuline A (IgA), che riconoscono gli antigeni dell’Helicobacter pylori. Il colostro, particolarmente ricco di IgA1, sarebbe quindi in grado di potenziare la risposta immunitaria, prevenendo e contrastando l’infezione da H pylori[21].

Altre sostanze anti-Helicobacter

In letteratura effetti anti-Helicobacter sono stati attribuiti anche a:

  • miele di Manuka;
  • liquirizia;
  • aglio;
  • curcuma longa.
Bibliografia
Prof. Ludovico Abenavoli
Prof. Ludovico Abenavoli
Professore associato di Malattie dell’Apparato Digerente - Dipartimento Scienze della Salute, Università “Magna Graecia” di Catanzaro - A.O.U. Renato Dulbecco di Catanzaro

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