Generalmente il mal di stomaco dopo mangiato è dovuto al cibo che si è consumato. Un pasto eccessivo o indigesto, infatti, può causare dolore allo stomaco. In questi casi il senso di pesantezza passa facilmente astenendosi dal cibo per più ore o ricorrendo a semplici rimedi per il mal di stomaco. Tuttavia se il dolore insorge anche dopo aver mangiato correttamente, senza eccessi o cibi indigesti, il mal di stomaco potrebbe essere un sintomo di una condizione più seria. In questo articolo ci occuperemo del dolore allo stomaco dopo mangiato, evidenziandone le cause e i possibili rimedi.
Mal di stomaco dopo mangiato: cause
Malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE)
La malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE) è dovuta all’esposizione cronica dell’esofago ai succhi gastrici che refluiscono dallo stomaco. Generalmente i suoi sintomi principali sono il rigurgito acido e il bruciore retrosternale, cui spesso si associa il mal di stomaco. La MRGE, infatti, causa frequentemente dolore epigastrico. L’assunzione di cibo, soprattutto se in quantità eccessive e se di difficile digestione, può peggiorarne i sintomi. Il reflusso gastroesofageo, infatti, può causare mal di stomaco dopo i pasti.
Dispepsia funzionale
La dispepsia funzionale (o functional dyspepsia – FD) è una condizione caratterizzata da sintomi epigastrici cronici, che insorgono in assenza di lesioni o anomalie organiche accertabili. I sintomi della dispepsia funzionale non sono quindi attribuibili ad una causa evidenziabile strumentalmente.
Generalmente i pazienti affetti da dispepsia funzionale riferiscono almeno uno dei seguenti sintomi[1]:
- pienezza dopo il pasto;
- sazietà precoce;
- dolore epigastrico (mal di stomaco);
- bruciore epigastrico.
La dispesia funzionale può quindi causare mal di stomaco dopo mangiato, cui possono associarsi altri sintomi dispeptici come il gonfiore, l’eruttazione o la nausea.
Stress
Molti sintomi gastrointestinali possono essere innescati o accentuati da fattori di ordine psicologico, come lo stress e l’ansia. Lo stress, infatti, può aumentare la sensibilità viscerale del sistema gastrointestinale, amplificando la sensazione algica del mal di stomaco[2]. Lo stress, inoltre, può ridurre l’accomodamento gastrico[3], limitando la capacità dello stomaco di rilassarsi per far spazio al cibo. In questo caso il consumo di cibo può innescare o accentuare sintomi come il senso di sazietà precoce, il gonfiore e il mal di stomaco. Infine lo stress può modificare le nostre abitudini alimentari, spingendoci a mangiare troppo o troppo velocemente; comportamenti, quest’ultimi, che possono provocare mal di stomaco dopo mangiato.
Stress e ansia possono quindi contribuire allo sviluppo del mal di stomaco dopo il pasto che, talvolta, può rappresentare un vero e proprio mal di stomaco da stress.
Gastrite
La gastrite è un disturbo caratterizzato dall’infiammazione del rivestimento dello stomaco. Essa può manifestarsi improvvisamente (gastrite acuta) o apparire lentamente nel tempo (gastrite cronica). Il suo sintomo più comune è il mal di stomaco, cui possono associarsi altri sintomi coma la nausea, il vomito, la perdita di appetito, l’eruttazione e il gonfiore. Il mal di stomaco, inoltre, tende a peggiorare quando si è affamati o dopo mangiato. Entrambe le condizioni, infatti, possono aumentare l’acidità gastrica, sebbene l’assunzione di cibo, almeno in un primo momento, diminuisca il livello di acidità grazie al suo effetto tampone. Il paziente con gastrite dovrebbe quindi consumare pasti piccoli e frequenti, evitando situazioni di digiuno prolungato, così come l’ingestione di quantità di cibo eccessive o di difficile digestione.
Ulcera peptica
L’ulcera peptica è una lesione che può interessare la mucosa dello stomaco o del duodeno. Il suo sintomo principale è il dolore epigastrico, localizzato nella regione centro-superiore dell’addome stomaco.
Generalmente il dolore allo stomaco da ulcera è tagliente, sordo e crampiforme . I pazienti, infatti, riferiscono fitte allo stomaco dopo i pasti. In particolare, i soggetti affetti da ulcera gastrica riportano dolore allo stomaco dopo mangiato, che può irradiarsi verso la schiena e le spalle. I soggetti con ulcera duodenale riferiscono invece mal di stomaco dopo tre ore dal pasto[4]. Durante la prima digestione (2-3 ore), infatti, il piloro gastrico è chiuso. L’acido gastrico rimane quindi bloccato nello stomaco e non può giungere nel duodeno. Tuttavia, dopo 2-3 ore, il piloro si riapre; i succhi gastrici raggiungono il duodeno e, toccando l’ulcera, provocano dolore allo stomaco.
Colica biliare
La colica biliare è un’ostruzione del dotto biliare, il canale dove passa la bile, spesso causata da calcoli. Nella maggior parte dei casi la colica si sviluppa dopo aver mangiato e può causare dolore nel quadrante superiore destro dell’addome. Generalmente i pazienti riferiscono un forte mal di stomaco, persistente o intermittente, che può interessare la schiena nell’area sottoscapolare destra.
Pancreatite
La pancreatite è un’infiammazione del pancreas. Il suo sintomo principale è un’intenso dolore allo stomaco alto, che s’irradia alla schiena[5]. I suoi sintomi tendono a peggiorare dopo mangiato, causando un forte mal di stomaco, oltre a nausea, vomito, febbre e, nei casi più gravi, insufficienza respiratoria e renale.
Intossicazione alimentare
Uno dei sintomi principali dell’intossicazione alimentare è il mal di stomaco dopo aver mangiato. Spesso il dolore allo stomaco insorge non molto dopo il pasto, ma talvolta può presentarsi dopo diverso tempo, in alcuni casi anche dopo giorni.
Generalmente si associa ad altri sintomi, come:
- nausea;
- vomito;
- diarrea;
- spossatezza;
- febbre.
Allergie alimentari
Un allergia alimentare si ha quando il sistema immunitario scambia un particolare cibo per un agente nocivo e lo attacca, rilasciando anticorpi per combatterlo. Le reazione immunitaria di difesa può causare mal di stomaco dopo il pasto. In caso di allergia il mal di stomaco può associarsi ad altri sintomi come:
- rush cutanei (eczema e orticaria);
- formicolio o prurito alla bocca;
- gonfiore delle labbra, viso, lingua, gola o altre parti del corpo;
- mal di pancia;
- diarrea;
- nausea e vomito;
- difficoltà respiratoria.
Le allergie alimentari più frequenti riguardano i seguenti cibi:
- uova;
- latte;
- arachidi;
- noci;
- pesce;
- crostacei e molluschi;
- grano;
- soia.
Nel caso in cui si sospetti un’allergia alimentare è necessario effettuare opportuni test diagnostici e evitare il consumo degli alimenti allergizzanti.
Intolleranze alimentari
Un’intolleranza o sensibilità alimentare si ha quando il corpo fatica a digerire alcuni nutrienti a causa di una carenza degli enzimi necessari alla loro digestione. Il loro consumo, infatti, può causare fastidiosi sintomi digestivi, senza però causare una reazione immunitaria. I sintomi delle intolleranze alimentari, inoltre, si manifestano lentamente, con manifestazioni solitamente più blande e sfumate di quelle delle allergie alimentari.
Una delle intolleranze più comuni è quella al lattosio. In questi casi il consumo di latte e latticini può causare mal di stomaco e gonfiore dopo i pasti. Generalmente il dolore allo stomaco si associa ad altri sintomi come:
- mal di pancia;
- senso di pienezza;
- gonfiore;
- flatulenza;
- diarrea;
- nausea;
- vomito;
- mal di testa.
- irritabilità e difficoltà di concentrazione.
Nei casi d’intolleranza è consigliabile evitare il consumo degli alimenti scatenanti per periodi più o meno prolungati (settimane), per poi reintrodurli gradualmente e in piccole quantità. In tal modo è possibile valutare empiricamente il grado d’intolleranza all’alimento, modulandone di conseguenza il consumo.
Celiachia
La celiachia è una malattia infiammatoria dell’intestino, causata da una reazione immunitaria del corpo al glutine, una proteina presente nei cereali. Nei celiaci, infatti, il consumo di glutine attiva il sistema immunitario, che attacca l’intestino tenue, infiammandolo e distruggendo nel lungo termine i villi intestinali. Ciò può portare ad un condizione di malassorbimento dei nutrienti e a svariati sintomi di natura diversa. I più comuni sono quelli gastrointestinali. In particolare i celiaci soffrono frequentemente di mal di pancia e diarrea dopo i pasti, oltre a gonfiore, flatulenza e forti crampi e fitte addominali.
Sindrome dell’intestino irritabile
La sindrome dell’intestino irritabile (IBS) è una condizione cronica, che colpisce l’intestino crasso. Uno dei suoi sintomi tipici è il dolore addominale, che interessa il più delle volte il basso ventre e che tende ad insorgere o ad accentuarsi dopo mangiato . Generalmente il dolore addominale si associa a gonfiore e disturbi dell’alvo come la diarrea e la stipsi.
Malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI)
Le malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI) come la malattia di Crohn e la colite ulcerosa sono patologie croniche caratterizzate da processi infiammatori del sistema digerente dovuti ad alterazioni immunitarie. Generalmente le MICI, soprattutto il Crohn, causano dolore addominale, che tende ad accentuarsi dopo mangiato.
Dolore allo stomaco dopo mangiato: rimedi
Il dolore allo stomaco dopo mangiato può dipendere da innumerevoli disturbi, che richiedono cure diverse. Una corretta diagnosi è quindi necessaria per individuare la giusta terapia, che è specifica per ciascuna patologia. Premesso ciò, di seguito presenteremo alcuni rimedi farmacologici e naturali per il mal di stomaco dopo mangiato.
I farmaci
Terapia eradicante per l’Helicobacter pylori
Alcune delle cause più comuni del mal di stomaco dopo mangiato sono la dispespia funzionale, la gastrite e l’ulcera peptica. In tutti questi disturbi è stato evidenziato il ruolo eziologico dell’infezione da H. pylori. Nei pazienti positivi all’infezione è quindi raccomandata la terapia di eradicazione, che solitamente prevede l’utilizzo di antibiotici e inibitori di pompa protonica (IPP). L’eradicazione del batterio, infatti, migliora i sintomi gastrointestinali, oltre ad evitare le possibili complicazioni dell’infezione, come l’ulcera e il cancro gastrico.
Inibitori di pompa protonica (IPP)
Uno delle cause del mal di stomaco dopo mangiato è l’esposizione della mucosa del tratto digerente all’acido gastrico. Quando la mucosa è infiammata (gastrite), lesionata (ulcera) o ipersensibile, l’insulto acido può infatti provocare dolore epigastrico, oltre ai tipici sintomi dispeptici come il bruciore di stomaco. In questo caso l’utilizzo degli inibitori di pompa protonica, noti comunemente come gastroprotettori, può ridurre il mal di stomaco, abbattendo la produzione di acido gastrico. Gli IPP, infatti, rappresentano la terapia d’elezione per la malattia da reflusso gastroesofageo, la dispepsia funzionale, la gastrite e l’ulcera peptica.
Farmaci neuromodulatori
Nei pazienti che non rispondono alla terapia con IPP e/o che non abbiano avuto miglioramenti dall’eradicazione di H. pylori è possibile valutare l’utilizzo dei farmaci neuromodulatori, in particolare degli antipdepressivi triciclici (TCA).
In uno studio, ad esempio, l’uso dell’amitriptilina ha mostrato di migliorare i sintomi della dispepsia funzionale rispetto al placebo, con un effetto principale sul mal di stomaco. Tuttavia il suo utilizzo ha portato a reazioni avverse nel 30% dei pazienti (n = 29), che in 2 casi hanno costretto ad interrompere il trattamento [6].
In uno studio su pazienti con dispesia funzionale la mirtazapina, un farmaco appartenente alla classe degli antidepressivi serotoninergici e noradrenergici specifici (NaSSA), non solo ha ridotto i sintomi dispeptici, incluso il mal di stomaco e la sazietà precoce, ma ha anche ridotto l’ansia e la perdita di peso, che spesso si associano a questo disturbo[7].
Il buspirone, un ansiolitico appartenente alla classe degli agonisti della serotonina (5-HT1A), ha invece migliorato i sintomi della dispepsia funzionale come la pienezza dopo mangiato, la sazietà precoce e il gonfiore addominale superiore[8], regolando l’accomodamento gastrico.
Va notato, tuttavia, che l’evidenza disponibile a supporto dell’utilizzo di tali farmaci è preliminare e non consente di raccomandarne l’impiego. Il consenso della comunità scientifica sul loro uso, infatti, è solo parziale.
Altri farmaci
È interessante notare come la rifaximina, un antibiotico utilizzato comunemente per le infezioni intestinali, in grado di modificare il microbiota intestinale, ha mostrato di essere superiore al placebo nel miglioramento dei sintomi della dispepsia funzionale come la pienezza postprandiale, il gonfiore dopo mangiato e l’eruttazione[9].
L’uso dei farmaci procinetici, talvolta somministrati prima dei pasti per ridurre la comparsa dei sintomi dispeptici, deve invece essere attentamente valutato. Essi, infatti, a fronte di una modesta efficacia sulla riduzione dei sintomi, possono avere seri effetti avversi, come la sindrome extrapiramidale e il prolungamento del QT, che ne rendono sconsigliabile l’uso cronico.
Rimedi naturali
Innanzitutto i pazienti che lamentano mal di stomaco dopo mangiato dovrebbero prestare attenzione alle proprie abitudini alimentari. Pasti abbondanti e di difficile digestione, infatti, possono provocare di per sé mal di stomaco o accentuare i sintomi delle patologie che interessano il tratto digerente. È quindi consigliabile consumare pasti frequenti di piccole dimensioni ed evitare cibi ricchi di grassi.
La terapia psicologica, come la psicoterapia cognitivo-comportamentale e l’ipnoterapia, può inoltre essere utile nella riduzione dei sintomi dispeptici, soprattutto nei disturbi gastrointestinali funzionali come la dispepsia funzionale e la sindrome dell’intestino irritabile. Stress e ansia, infatti, possono accentuare i sintomi gastrointestinali.
Infine alcune evidenze preliminari suggeriscono come alcune sostanze naturali e tecniche come la respirazione diaframmatica possano migliorare i sintomi dispeptici. Tuttavia sono necessari ulteriori studi per chiarirne l’efficacia.
Bibliografia
- https://theromefoundation.org/rome-iv/rome-iv-criteria/
- Choi JM, Yang JI, Kang SJ, Han YM, Lee J, Lee C, Chung SJ, Yoon DH, Park B, Kim YS. Association Between Anxiety and Depression and Gastroesophageal Reflux Disease: Results From a Large Cross-sectional Study. J Neurogastroenterol Motil. 2018 Oct 1;24(4):593-602.
- Ly HG, Weltens N, Tack J, Van Oudenhove L. Acute Anxiety and Anxiety Disorders Are Associated With Impaired Gastric Accommodation in Patients With Functional Dyspepsia. Clin Gastroenterol Hepatol. 2015 Sep;13(9):1584-91.e3.
- Malik TF, Gnanapandithan K, Singh K. Peptic Ulcer Disease. [Updated 2023 Feb 12]. In: StatPearls [Internet]. Treasure Island (FL): StatPearls Publishing; 2023 Jan-.
- Dupuis CS, Baptista V, Whalen G, Karam AR, Singh A, Wassef W, , Kim YH. Diagnosis and management of acute pancreatitis and its complications. Int J Gastrointest Interv 2013;2:36-46.
- Talley NJ, Locke GR, Saito YA, Almazar AE, Bouras EP, Howden CW, Lacy BE, DiBaise JK, Prather CM, Abraham BP, El-Serag HB, Moayyedi P, Herrick LM, Szarka LA, Camilleri M, Hamilton FA, Schleck CD, Tilkes KE, Zinsmeister AR. Effect of Amitriptyline and Escitalopram on Functional Dyspepsia: A Multicenter, Randomized Controlled Study. Gastroenterology. 2015 Aug;149(2):340-9.e2.
- Jiang SM, Jia L, Liu J, Shi MM, Xu MZ. Beneficial effects of antidepressant mirtazapine in functional dyspepsia patients with weight loss. World J Gastroenterol. 2016 Jun 14;22(22):5260-6.
- Tack J, Janssen P, Masaoka T, Farré R, Van Oudenhove L. Efficacy of buspirone, a fundus-relaxing drug, in patients with functional dyspepsia. Clin Gastroenterol Hepatol. 2012 Nov;10(11):1239-45.
- Tan VP, Liu KS, Lam FY, Hung IF, Yuen MF, Leung WK. Randomised clinical trial: rifaximin versus placebo for the treatment of functional dyspepsia. Aliment Pharmacol Ther. 2017 Mar;45(6):767-776.