I probiotici, spesso chiamati impropriamente fermenti lattici, designano un ampio gruppo di microrganismi benefici per la salute dell’organismo che li ospita. Tuttavia i loro effetti dipendono dal tipo di microrganismo utilizzato, dalle caratteristiche individuali, dal loro dosaggio e dalla durata del trattamento. Ceppi batterici diversi hanno infatti effetti diversi, influenzati dal patrimonio genetico e microbico dell’ospite, dal loro dosaggio e dal tempo di somministrazione. In questo articolo chiariremo per quanto tempo assumerli, illustrando dopo quanto tempo fanno effetto i fermenti lattici, a seconda dei disturbi per i quali si utilizzano.
Dopo quanto tempo fanno effetto i fermenti lattici?
I probiotici rappresentano un ambito di ricerca relativamente recente. Ad oggi, infatti, mancano chiare linee guida sul loro utilizzo. Tuttavia gli studi sui loro effetti permettono di ricavare delle possibili indicazioni sui tempi di somministrazione dei probiotici. La ricerca, infatti, ne ha valutato l’efficacia su specifici disturbi, fornendo dei preziosi suggerimenti sul loro utilizzo.
Diarrea acuta
Generalmente i fermenti lattici sono utilizzati per ridurre la diarrea. In effetti il loro uso per questa condizione produce effetti concreti in poco tempo. Una revisione sistematica Cochrane ha infatti concluso che il loro uso riduce la durata e la frequenza delle scariche di diarrea acuta in poco meno di 2 giorni[1].
L’utilizzo dei probiotici può inoltre essere indicato per la prevenzione e la riduzione della diarrea da antibiotico. In questo caso la ricerca ha mostrato che l’uso congiunto di L. acidophilus La5 e B. animalis subsp. lactis Bb12 in forma di yougurt, per un periodo di 4 settimane, può prevenire la diarrea in caso di terapia antibiotica per l’eradicazione di H. Pylori[2]. In altri studi l’uso di Saccharomyces boulardii per 14 giorni o di Lactobacillus Rhamnosus per 10 giorni dimezza il rischio di diarrea in caso di uso di antibiotici[3–4].
Per quanto tempo prendere i fermenti lattici dopo l’antibiotico?
Sebbene la risposta a questo interrogativo dipenda dalla durata e dal dosaggio della terapia antibiotica e dei probiotici utilizzati, oltre che dal ceppo scelto, l’evidenza suggerisce che l’utilizzo per almeno 10-14 giorni è in grado di ridurre il rischio di diarrea da antibiotici. Va notato, inoltre, che la somministrazione dei probiotici dovrebbe essere precoce ed avvenire quindi entro i 2 giorni dall’inizio della terapia antibiotica.
Diabete
L’utilizzo dei probiotici può supportare la gestione del diabete di tipo II. Una recente meta-analisi ha infatti evidenziato che il consumo di probiotici può migliorare il metabolismo del glucosio, con un effetto maggiore quando la durata del trattamento è di almeno 8 settimane (≥ 8) o vengono vengono consumate più specie di probiotici. Somministrazioni inferiori alle 8 settimane, infatti, non producono effetti significativi sui valori della glicemia[5].
Dislipidemia
L’uso degli integratori probiotici può aiutare a ridurre il livello dei lipidi e i fattori di rischio associati alle malattie cardiovascolari. Una meta-analisi[6] ha infatti evidenziato che l’uso dei probiotici in forma di latte o yogurt fermentato, per un periodo di almeno 8 settimane, riduce:
- il colesterolo totale;
- il colesterolo cattivo (LDL);
- l’indice di massa corporea;
- il girovita;
- i marker infiammatori.
Sovrappeso e obesità
il consumo di probiotici può aiutare nella gestione del sovrappeso. Una meta-analisi[7] ha infatti evidenziato come il loro utilizzo possa supportare la riduzione del peso e l’indice di massa corporea, con un effetto maggiore quando:
- la durata dell’intervento è di almeno 8 settimane;
- si utilizzano più specie di probiotici contemporaneamente;
- i soggetti partono da una condizione di sovrappeso.
Ipertensione
L’utilizzo dei probiotici può migliorare i valori della pressione arteriosa. Una meta-analisi[8] ha infatti mostrato che la loro assunzione migliora la pressione sistolica e diastolica, soprattutto quando:
- la pressione arteriosa basale è ≥ 130/85 mmHg;
- la durata del trattamento è di almeno 8 settimane;
- si utilizzano contemporaneamente più ceppi batterici;
- il dosaggio dei probiotici è di almeno 10/11 miliardi di CFU.
Infezione da Helicobacter Pylori
L’uso dei probiotici può limitare l’infezione da Helicobacter Pylori, migliorando il tasso di successo della terapia eradicante.
Alcuni studi clinici hanno evidenziato che il trattamento con Lactobacillus johnsonii La1, per un periodo di 16 settimane, riduce l’intensità della gastrite da H. pylori, nonché la concentrazione del batterio nello stomaco. Gli effetti positivi del probiotico si sono avuti 3 settimane dopo l’inizio del trattamento, perdurando durante tutto il periodo di assunzione di L. johnsonii La-1[9].
In un altro studio randomizzato su un gruppo di 100 pazienti è stata invece somministrata una combinazione di ceppi probiotici (L. reuteri DSM 17938 e L. reuteri ATCC PTA 6475) in tre fasi (fase di pre-eradicazione – giorni 0-28 ; trattamento di eradicazione – giorni 29–35; e follow-up – giorni 36–96). I ricercatori hanno osservato che i probiotici testati hanno inibito la crescita di H. Pylori. Inoltre i probiotici, associati alla terapia antibiotica (claritromicina-amoxicillina per 7 giorni), ne hanno aumentato la capacità di eradicazione e diminuito gli effetti collaterali[10].
Sindrome dell’intestino irritabile (IBS)
L’uso dei probiotici può migliorare i sintomi della sindrome dell’intestino irritabile (IBS). Uno studio multicentrico ha evidenziato che l’utilizzo del probiotico Bifidobacterium infantis 35624, per un periodo di 4 settimane, diminuisce significativamente il dolore e i sintomi dell’IBS rispetto ai soggetti che hanno ricevuto il solo placebo[11].
Intolleranza al lattosio
L’uso dei probiotici può migliorare i sintomi dell’intolleranza al lattosio. Uno studio pilota ha evidenziato che la somministrazione per 6 settimane di una formula probiotica multi-ceppo ha ridotto in oltre il 50% dei casi la gravità o la frequenza dei sintomi da intolleranza al lattosio[12]
Un ulteriore ricerca ha evidenziato che la somministrazione di due nuovi ceppi probiotici, il Bifidobacterium animalis subsp. animalis IM386 e il Lactobacillus plantarum MP2026, per 6 settimane, riduce significativamente i sintomi di diarrea e flatulenza[13].
Dopo quanto tempo fanno effetto i fermenti lattici?
In questo articolo abbiamo accennato, a titolo di esempio, ad alcuni dei possibili disturbi per i quali i probiotici possono essere d’aiuto, sebbene manchino nella maggior parte dei casi raccomandazioni ufficiali. Fatta eccezione per la diarrea, essi fanno effetto solo dopo alcune settimane. La loro somministrazione deve quindi essere protratta nel tempo, prestando attenzione al ceppo utilizzato e al loro dosaggio.
Bibliografia
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