Le accresciute conoscenze in tema di Microbiota (e di Microbiota Intestinale in particolare) e le sempre più chiare evidenze del rapporto fra Disbiosi e condizioni patologiche non solo dell’intestino ma anche (e forse soprattutto) dell’intero organismo determinano una assoluta centralità di questi temi nella comprensione degli stati di alterazione dell’equilibrio di salute dei pazienti.
L’interesse diffuso verso l’approfondimento delle tematiche inerenti al complesso equilibrio ecosistemico intestinale in condizioni di salute ed in stati di malattia spinge medici ed operatori sanitari ad acquisire sempre maggiori elementi conoscitivi per meglio gestire la proposta di salute, se possibile anche prima che si strutturino e si evidenzino quadri clinici di particolare severità. In tale contesto sembra assolutamente centrale il ruolo che può essere svolto dal Medico di Medicina Generale quale primo presidio nel management della stabilità del miglior assetto psico-fisico del proprio assistito.
Microbiota e Disbiosi
Il Microbiota intestinale ha assunto le caratteristiche e l’importanza, nel dibattito scientifico, di vero e proprio organo aggiuntivo al servizio dell’organismo dei viventi, con una centralità la cui portata e dimensioni funzionali probabilmente ancora sfuggono, in gran parte, alla conoscenza ed alla sensibilità collettive. Quell’abbondante chilogrammo di microrganismi (fra cui batteri, virus, protozoi e funghi) che si insedia a partire dalla nascita (e probabilmente a cominciare già dalle fasi precedenti il parto) nel canale intestinale dell’uomo condiziona in maniera determinante tutta una serie di funzioni che non attengono solo al canale intestinale ma, a partire da lì, influenza e controlla l’assetto complessivo dell’organismo, decidendo, non infrequentemente, stati di scostamento dall’omeostasi biologica e procurando l’insorgenza di disturbi o vere e proprie malattie.
La Disbiosi intestinale, intesa appunto come alterazione quali quantitativa non tanto di un Phila o di una Specie particolare di microrganismi presenti nel tubo digerente, bensì dell’equilibrio complessivo di quell’ecosistema, entra in gioco in dinamiche che solo ora cominciamo a conoscere in maggiore dettaglio e finezza.
L’alterazione della biodiversità di questa popolazione, l’alterazione del rapporto di composizione microbica fra Firmicutes e Bacteroidetes, la conoscenza dei taxa batterici presenti, l’abbondanza o meno di Prevotella in rapporto alla quantità di Bacteroides, la caratterizzazione in Enterotipo, il bilanciamento fra Gram+ e Gram –, la presenza o meno di patobionti e la ricerca di microrganismi potenzialmente associati all’incentivazione probiotica sono solo alcuni degli elementi con i quali si deve sempre più fare i conti per scoprire condizioni associate all’insorgenza o al mantenimento di stati di malattia. Un contesto di enorme complessità, di sicuro, ma portatore di elementi di grande suggestione scientifica e di sicura ricaduta operativo-gestionale in una medicina che abbia uno sguardo lucido e diretto al futuro prossimo.
L’approccio tradizionale
In questo senso certamente la medicina così come è stata vissuta sino ad oggi ha scontato e sconta sul tema i ritardi tipici di una visione più tradizionalista e minimalista secondo cui in fondo parlare di microbiota aveva un senso solo in occasione di eventi acuti ed estemporanei (la gastroenterite o l’assunzione di antibiotici) o in un contesto di sintomi o quadri più complessi (dalla Sindrome dell’Intestino Irritabile alle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali) più spesso demandate, per la loro gestione, allo specialista gastroenterologo il quale, peraltro, non aveva gli strumenti per trasformare una suggestione diagnostica in visione particolareggiata e nosograficamente specifica dei contesti microbiotici del singolo caso.
Non infrequentemente, quindi, le dinamiche mediche dovevano arrestarsi alla proposizione di una integrazione probiotica spesso indicata in modo sommario e generico, senza la conoscenza di quale realmente fossero le condizioni biologiche di partenza e lasciando al caso (ed all’azione di probiotici spesso non specifici e quindi non sempre appropriati) l’outcome delle problematiche del paziente.
Microbiota, intestino ed organismo
Abbiamo compreso col tempo che, invece, il ruolo del Microbiota nella vita biologica dell’individuo e la correlazione fra Disbiosi e insorgenza di moltissime patologie sono tasselli fondamentali nelle dinamiche che investono innanzitutto l’intestino stesso, ma anche l’intero organismo.
Sia le patologie funzionali intestinali (GIFD) che quelle organiche (MICI, celiachia, diverticoliti, neoplasie), passando per tutte le condizioni di alterazioni specifiche dell’assetto microbiotico gastrointestinale (dall’infezione da Helicobacter Pylori alla Small Intestinal Bacterial Overgrowth) trovano un elemento assolutamente non irrilevante nella alterazione disbiotica gastrointestinale, che deve/dovrebbe essere considerata, studiata e possibilmente corretta sin dall’inizio della evidenza dei disturbi.
Ma non solo di questo si deve parlare; non solo, cioè, di correlazione fra disbiosi e patologie gastrointestinali (cosa che già, in effetti, sarebbe un bel passo in avanti): l’influenza dell’alterazione ecosistemica del canale digerente si abbatte in maniera decisiva su molti organi, apparati e funzioni e deve essere tenuta in considerazione, a partire dall’ambulatorio del Medico di Medicina Generale, in presenza di quasi tutti i quadri clinici che si presentano quotidianamente dinanzi al Medico di Famiglia.
Dal diabete alle sindromi metaboliche, dalle forme allergiche a quelle reumatiche, dalle condizioni di autoimmunità a quelle di decadimento mentale, dall’obesità alle infezioni recidivanti delle vie urinarie, dalle vulvovaginiti ricorrenti a molte forme di infertilità, dalle condizioni di depressione al Parkinson alle diverse espressioni cliniche dell’autismo, tutte mostrano una affascinante e suggestiva correlazione con quadri disbiotici intestinali e dovrebbero spingere innanzitutto il Medico di Medicina Generale ad avere una mente aperta nel trattamento di queste malattie, sia con un occhio attento allo stile alimentare e di vita del singolo paziente sia con la volontà di approfondire la eventuale presenza di fattori di alterazione dell’equilibrio ecosistemico intestinale, per il quale spesso un’inappropriatezza farmacologica non trascurabile (dall’uso improprio di antibiotici all’abuso di inibitori della secrezione acida gastrica) entrano in gioco nella determinazione di disbiosi prima e di alterazioni sistemiche poi.
Una sfida importante per la Medicina ed una sfida altrettanto importante per la Medicina Generale, per il ruolo che i Medici di Famiglia possono e devono avere nell’individuazione precoce di quelle dinamiche che possono portare, se non affrontate precocemente, a quadri più complessi, strutturati e problematici: in questo possono svolgere un ruolo determinante le metodologie di analisi genomica del microbiota basate sulla Next Generation Sequencing NGS che, ormai alla portata di ciascun operatore sanitario, possono da un lato aiutare a conoscere l’assetto microbiomico/microbiotico intestinale, dall’altro ad evidenziare l’efficacia dei provvedimenti adottati, sia in termini di scelte alimentari che di eventuale integrazione probiotica.