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Curcuma e colon irritabile

Negli ultimi anni si è registrato un crescente interesse per l’uso della medicina tradizionale nella gestione della sindrome dell’intestino irritabile (o irritable bowel syndrome – IBS). Essa, infatti, è una patologia cronica, la cui cura deve poter essere sostenibile sul lungo termine. In particolare alcune sostanze naturali hanno mostrato la capacità di alleviare i sintomi dell’IBS, modulandone alcuni dei meccanismi fisiopatologici, senza effetti collaterali rilevanti. In questo articolo ci occuperemo del possibile uso della curcuma per il colon irritabile, evidenziandone le proprietà, le modalità di utilizzo e i possibili effetti collaterali.

Curcuma e colon irritabile: cosa sappiamo?

Diversi studi hanno indagato il potenziale terapeutico della curcuma per il colon irritabile, in particolare del suo principio attivo, la curcumina.

In uno studio la somministrazione quotidiana di un estratto di curcuma per 8 settimane ha ridotto significativamente (-25%) il dolore e il disagio addominale, oltre ad aver migliorato complessivamente la qualità della vita percepita dei pazienti con IBS[1]. Va notato, tuttavia, che il disegno della ricerca non ha previsto un gruppo di controllo con placebo. Ciò impone cautela nell’interpretazione dei risultati.

Un ulteriore studio condotto su ratti ha invece mostrato come la curcumina sia in grado di ridurre la lunghezza del loro intestino tenue[2]. Ciò suggerisce come la sua somministrazione possa ridurre le contrazioni intestinali anormali, evidenziandone l’utilità per i sintomi del colon irritabile, come la diarrea e i crampi addominali.

Altre ricerche su animali hanno invece evidenziato come l’utilizzo della curcumina non sia solo in grado di ridurre i sintomi dell’IBS, ma possa anche migliorare i disturbi dell’umore che spesso vi si associano. Nello studio, infatti, i ratti che hanno ricevuto la curcumina hanno mostrato risultati migliori nei test comportamentali, mostrando miglioramenti dell’ansia e della depressione[3]. Ciò sarebbe dovuto alla capacità della curcumina di aumentare nel cervello i livelli di alcune proteine ​​e neurotrasmettitori (serotonina) in grado d’influenzare l’umore.

L’effetto terapeutico della curcuma sull’IBS potrebbe inoltre essere dovuto alla sua spiccata capacità antinfiammatoria. È noto, infatti, come la curcumina attenui i livelli circolanti di interleuchina-6 (IL-6)[4], oltre a diversi altri mediatori chiave dell’infiammazione, più volte documentati nei pazienti con IBS. L’intestino dei soggetti con IBS presenta infatti segni d’infiammazione cronica, di basso grado, con livelli di IL-6 circolanti più elevati rispetto ai soggetti sani[5].

Ultimo, ma non meno importante, la curcuma è in grado di modulare il microbiota intestinale[6], influenzandone positivamente la composizione, oltre a migliorare la struttura della barriera intestinale[7], riducendone la permeabilità. Due aspetti, quest’ultimi, non trascurabili, se si considera come la disbiosi e la permeabilità intestinale giochino un ruolo primario nella fisiopatologia dell’intestino irritabile.

Curcuma e intestino irritabile: come utilizzarla?

La curcuma può essere assunta attraverso l’utilizzo di integratori o come spezia da aggiungere alla preparazione dei piatti. Sebbene entrambe le modalità abbiano mostrato effetti positivi sulla salute, se si vuole assumere la curcuma per un problema specifico, è preferibile l’utilizzo di un integratore. La curcuma, infatti, ha una limitata quantità di curcumina, oltre ad avere una scarsa biodisponibilità, che può comprometterne l’efficacia. La scelta di un integratore può invece offrire dosaggi più elevati e standardizzati di curcumina.

Va notato che alcune delle formulazioni disponibili in commercio combinano la curcuma con la piperina, un estratto del pepe nero che ha mostrato di aumentare del 2000% la biodisponibilità della curcumina[8]. Tuttavia la piperina potrebbe peggiorare i sintomi dell’IBS, sebbene alcuni studi su animali con colite suggeriscano invece la sua capacità di migliorare la sensibilità viscerale e la depressione[9].

Nel caso in cui decida di utilizzare un integratore di curcuma e piperina, è quindi preferibile iniziare con dosaggi bassi, valutare gli effetti e arrivare gradualmente alla dose completa suggerita dal produttore. In ogni caso è consigliabile consultare il proprio medico prima di assumere qualsiasi integratore.

Curcuma: effetti collaterali

La curcuma è una sostanza dall’elevato profilo di sicurezza. Tuttavia se assunta ad alti dosaggi (>2000mg al giorno), per periodi prolungati o in soggetti sensibili, potrebbe causare effetti collaterali come:

  • nausea;
  • diarrea;
  • vertigini;
  • bruciore di stomaco;
  • fastidio addominale;
  • aumentato rischio di sanguinamento.

Inoltre è necessario prestare attenzione al suo utilizzo nel caso di una delle seguenti condizioni:

  • imminente intervento chirurgico (rischio sanguinamento);
  • disturbi della coagulazione;
  • anemia e carenza di ferro;
  • calcoli renali (la curcuma contiene ossalati, che favoriscono la formazione dei calcoli);
  • calcolosi della colecisti (la curcuma stimola le contrazioni della cistifellea);
  • ulcera.

Gli integratori di curcuma non sono raccomandati per le donne in gravidanza o che allattano. Inoltre essi potrebbero ridurre la probabilità di gravidanza, interferendo con l’impianto dell’embrione.

Ricorda, infine, che la piperina spesso presente negli integratori di curcuma, può interferire con il metabolismo di alcuni farmaci, come:

  • fenitoina;
  • propranololo;
  • teofillina;
  • carbamazepina.

È sempre raccomandabile consultare il pproprio medico prima di assumere un integratore, soprattutto se si soffre di patologie concomitanti o se si assumono altri farmaci.

Bibliografia
Prof. Ludovico Abenavoli
Prof. Ludovico Abenavoli
Professore associato di Malattie dell’Apparato Digerente - Dipartimento Scienze della Salute, Università “Magna Graecia” di Catanzaro - A.O.U. Renato Dulbecco di Catanzaro

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